I (miei) CROCICCHI di Scampia

I (miei) CROCICCHI di Scampia

L’atmosfera natalizia e di fine anno mi ha indotto ad inter-rompere (ma solo per questo mese) il lungo colloquio avviato con i giovani di Scampia. Ho voglia di comunicare la mia relazione con il territorio, a prescindere dalla famiglia, mio riferimento naturale e dalla comunità di base, mio riferimento storico.

All’esame di maturità di quest’anno è stata proposta , tra le altre, questa traccia “Città e periferie: paradigma della vita associata, fattori di promozione della identità personale e collettiva”, accompagnata da numerosi stimoli di autori diversi. Si passava dalla presentazione dell’anomalia periferica vissuta come “altro dalla città”, come incompiutezza, disordine, al limite bruttezza (Rolle) alla periferia da non considerare necessariamente come “non luogo” (Marc Augè) dove con questo termine si vuole intendere  “gli spazi della circolazione, del consumo, della comunicazione, gli spazi della solitudine, come i supermercati”, anche se questi tendono a diventare sempre più luoghi di appuntamento, dove trascorrere il tempo. Io ho sempre  pensato di “vivere “ i luoghi che mi hanno accolto, luoghi sempre periferici o marginali, cercando di scovare o creare situazioni di vivibilità, di contribuire a tessere trame  di relazioni positive, relazioni di amicizia autentica. E’ per questo che mi ritrovo nel pensiero di Portoghese “guardare la periferia non soltanto con sdegno …per le sue caratteristiche di incompiutezza….ma anche con umanistica pietas, cioè con amore, come una realtà da affrontare, di cui aver cura…”.

In questi vent’anni di cittadinanza a Scampia sono tante le situazioni in cui ho potuto “vivere” con intensità la mia dimensione culturale, con autenticità la mia esigenza di socialità e di politica, con profondità la mia tensione emotiva ed affettiva. I CROCICCHI, termine caro a Padre Fabrizio Valletti, più che intersezione di strade, vanno intesi come intersezione di persone, luoghi di relazione, dove si sperimentano e si elaborano strategie di attenzione e cura nei confronti dell’altro e dell’ambiente.  Sono tanti i miei Crocicchi di Scampia.

Il Circolo “la Gru”,  in dieci anni di storia,è stato crocevia di tanti giovani e non; lo definisco un “circolo di strada” perché  ha tentato, mentre altri si ritiravano e si richiudevano nei propri recinti, di riportare le iniziative, la ricerca, la politica, anche la gioia al di fuori dei cancelli reali e mentali, all’aperto. Di “strada” anche per la mancanza di strutture proprie, per la povertà delle risorse, la precarietà dei mezzi. Ma Toni, Ciro, Marcella , Gennaro, Alberto, Cristiano sono ancora sulla breccia. Il circolo ha avuto, tra l’altro, il merito di puntare i riflettori sul “verde di Scampia” che rappresenta una risorsa del quartiere da salvaguardare.

Il Gridas è “la bussola etica del territorio”. I laboratori, in preparazione del Carnevale di quartiere, sono fucina di creatività, fonderia di idee e manualità, circuito di ironia, narrazione di storie, esperienze, avvenimenti. La calda accoglienza di Mirella, i dolci rimproveri di Martina, la paziente operosità di Gaetano, la spinta organizzativa di Franco rendono piacevole e interessante il lavoro comunitario. Tra l’odore di colla e di pittura, tra i rumori di martello e sega e il fruscio del filo di ferro, aleggia persistente lo “spirito di Felice”.

Il Caffè letterario, ma anche le altre iniziative dell’Ulten-Auser, rappresentano i crocicchi più recenti e più coinvolgenti di questo momento storico. Franco riesce sempre a creare una magica atmosfera che tieni incollati sulle sedie i cinquanta e più fedeli frequentatori del caffè letterario che vagabonda tra diverse sedi. Quella miscela straordinaria di prosa, poesia e musica suscita suggestioni particolari, i sapori culturali che emergono aprono orizzonti e generano desideri. Ma anche il sapore della “miscela tutta partenopea”  del caffè che Ester offre alla fine dell’incontro, con il  suo sorriso dolce e accogliente,  crea vicinanza e cementa amicizie.

Il TAN (Teatro Area Nord) è già un polo teatrale che supera l’orizzonte di Scampia, per la collocazione, la platea di riferimento e la qualità della programmazione. Eppure quel folto drappello di cittadini di Scampia che si dà appuntamento con costanza a Via Dietro la Vigna, ha trovato e creato un ambiente, oserei dire familiare. Sparsi tra la folla che, finalmente, riempie il teatro, all’inizio della rappresentazione si cercano, quasi per confermare una presenza attesa; così un movimento ondeggiante di mani che salutano, anima tutte le direzioni della sala. Certo Lello Serao che ti attende e ti abbraccia all’apertura della stagione teatrale, Alessia e Margherita che spezzano il momento amministrativo con sorrisi e frammenti di informazioni che rendono più interessante l’attesa, l’invito a bere insieme un sorso di vino e scambiare impressioni sullo spettacolo appena concluso, magari con la presenza degli attori, rappresentano una specificità straordinaria di questo teatro. C’è una partecipazione della gente direi calda e raffinata, lontana dall’atmosfera fredda e aristocratica di alcuni teatri cittadini, ma anche  da quella un po’ sguaiata di tipo nazional-popolare. Va sottolineato, inoltre, che il TAN non è una cittadella isolata ma è pienamente inserito nella rete culturale e sociale del territorio.

L’Eucarestia delle 11.30 alla Rettoria dei Gesuiti. Padre Stefano e Padre Fabrizio hanno creato una comunità articolata che, in gran parte,  vive la fede non come un obbligo identitario;  si avverte che la proposta di Cristo non è un peso cupo ed opprimente, ma è intrisa di responsabilità gioiosa,  proiettata verso una  condivisione autentica e  serena. Le stimolanti riflessioni di Fabrizio si intrecciano con la  preghiera spontanea  e piena di com-passione della gente, il gesto della pace non è un rito ma un piccolo dono  offerto al vicino.  Conosco solo una parte dell’assemblea, ma avverto che tanti percorsi sono permeati da un comune sentire. Confesso di aver vissuto momenti di intensa emozione ed una implosione di grazia. La mia storia e la mia esperienza mi fanno fuggire da ogni logica di precetto eppure quando non riesco a partecipare, questo incontro mi manca .

Fuga di notizie, infine, rappresenta per me un altro importante punto di riferimento. Ogni mese aspetto con trepidazione di leggere le riflessioni e le sollecitazioni che vengono proposte dagli amici della redazione. E poi mi ha dato l’opportunità  di stendere tanti fili  tra l’umanità varia,  soprattutto giovanile, che rende ricco questo territorio. Di alcuni conosco solo la voce, ma molti sono diventati interlocutori  privilegiati con cui continuo ad incontrarmi nella vita quotidiana.

Questi non sono i soli crocicchi di Scampia, e forse nemmeno i migliori, ma sono i miei.

Non vorrei apparire ingenuo ed orbo al punto da non capire e vedere che per questa realtà occorre innanzitutto giustizia, lavoro, vivibilità e sicurezza ma la società civile nel mentre lotta per questi obiettivi generali, può contribuire alla riqualificazione culturale e relazionale.

Teilhard de Chardin con un’espressione che fratel Arturo Paoli ripete  sovente afferma che bisogna “amoriser le monde”. Ed io mi interrogo spesso come fare per “amorizzare” questo frammento di mondo che è Scampia, come inserire dinamiche di vita in una realtà che sembra attraversata  solo da dinamiche di morte. Immagino allora una  rete i cui nodi sono rappresentati da una moltitudine di crocicchi e con gli spazi vuoti, luoghi della solitudine e dell’indifferenza, sempre meno estesi e mi pare di poter sperare un’alba diversa per questo nostro martoriato amato territorio.

                                                                                      Aldo Bifulco

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